TESTIMONIANZE

     
 
Testimonianza del Maestro Ottorino Respighi. Roma 14.06.1929

 
     
 
Testimonianza di Alfred Cortot
Lettera autografa di Alfred Cortot a Lino Liviabella dove il grande pianista esprime il suo giudizio su "Il Presepio". ALF. CORTOT 5, AV DE JAMAN, LAUSANNE 24 sept. 48.

Caro Signore, non posso dirVi abbastanza quanto io sia stato conquistato dalla poesia che si sprigiona dalle notazioni musicali che Maria Teresa Franchini mi ha portato da parte Vostra. Pur conservando tutto il sapore naïve che avete voluto far esalare da loro, sono la testimonianza della più sottile e raffinata musicalità ed io mi felicito molto sinceramente di questa perfetta riuscita. Credetemi ben sinceramente Vostro Al. Cortot.

 
     
 
Lettera di Franco Donatoni (allievo nella classe di composizione di Lino Liviabella, si diploma al Conservatorio di Bologna nel 1951) 25.05.1952.

 
     
     
 
Testimonianza di Carlo Morozzo della Rocca.
Riportata sulla seconda copertina dello LP: ELLE DI CI EDITRICE LDC 73706 - "Lino Liviabella (1902-1964)".

 
     
 
Testimonianza di Franco Ferrara.
Riportata sulla seconda copertina dello LP: ELLE DI CI EDITRICE LDC 73708 - "Lino Liviabella (1902-1964)".

 
     

     
 
Testimonianza di Giovanni Bartoli (2005)
Ricordo di Lino Liviabella (articolo in PDF). Leggi qui.

 
     

     
 
Bologna. 24 Luglio 1943: Disastroso bombardamento sul centro cittadino

Due formazioni di fortezze volanti americane (51 aerei appartenenti al 97. e al 99. Bomb Group del 5. Wing), partite dalle loro basi in Algeria, scaricano 150 tonnellate di bombe sullo scalo ferroviario di Bologna, considerato "the most important railway centre in Italy". Numerose cadono anche sul centro della città. Si registrano 163 morti.
L'Ospedale Maggiore è sorpreso nel pieno del suo funzionamento. Viene distrutto soprattutto il corpo di fabbrica su via Riva Reno e parecchie sono le vittime, tra cui il direttore della farmacia e alcuni infermieri. I malati gravi vengono trasferiti al Sant'Orsola. La chiesa gotica di San Francesco è gravemente danneggiata nella facciata e nelle navate laterali.
Viene colpito in via Ugo Bassi l'hotel Brun, ex palazzo Ghisilieri, già restaurato dal Rubbiani nel 1911. Il sepolcro di Rolandino dé Passeggeri in piazza San Domenico è completamente demolito. Un colpo distrugge l'angolo sud-ovest del Palazzo comunale. Molti avevano scambiato l'incursione per l'esercitazione aerea quotidiana delle 10. Il bombardamento del 24 luglio provoca lo sfollamento di tante famiglie nelle campagne e nei paesi dell'Appennino.

Fonte: dal sito internet della Biblioteca Sala Borsa Bologna

Lino Liviabella in quel momento era al pianoforte intento alla creazione della Cantata per soprano, baritono, voce recitante, coro e orchestra "Sorella Chiara" [Terminata a Macerata il 19 Agosto 1943]. Nello spartito manoscritto a pag. 11 è indicato il punto che stava componendo quando avvenne l’incursione aerea. Nell’ultima facciata è scritto: “Bozze di Sorella Chiara vedi pag. Il bombardamento di Bologna e Lucio che dice “Preghiamo Gesù!” Agosto 1943”. L’appartamento si trovava al quinto piano di un palazzo isolato in via Emilia Ponente, di fronte allo scalo ferroviario.
 
     

     
 
Presentazione del CD Nuova Era Icarus 7382

La raccolta delle musiche per pianoforte a quattro mani di Lino Liviabella (1902 – 1964) si apre con il brano Fratellini e Sorelline (1921). Definito “sonatina” dall’autore, si tratta di una vivace composizione che porta alla mente pomeriggi attraversati da candide risate e giochi di fanciulli tra il divertito e il sognante, e ci introduce al poetico mondo del compositore maceratese, che impariamo a conoscere attraverso una successione di brani intimamente legati alla sua vita e ai suoi affetti.
Come apprendiamo dalla lettera del figlio di Liviabella, Lucio, alle esecutrici delle opere, Sabrina Alberti e Catia Zaccaria, la “sonatina” venne donata dal padre alla madre, all’epoca del loro fidanzamento, mentre la fiaba Riderella fu trovata dalla madre e musicata dal padre nel 1927, ed ora l’ascoltiamo narrata proprio dalla voce di Lucio, in un ricongiungimento simbolico con i suoi genitori che non può non colpire.
La fiaba, che nel narrare le continue trasformazioni della natura rievoca la Favola d’amore di H. Hesse, viene incorniciata da brevi passaggi musicali che ne descrivono sensazioni e colori, immagini e sentimenti: la scintillante sorgente Riderella, gli impeti del fiume, la scoperta del fascino e della misteriosità del mare, la solitudine di Riderella in un mondo sconosciuto, il calore del sole che ne ha pietà e infine il suo rinnovato canto, un motivo lieto e frizzante che chiude circolarmente il racconto riprendendone l’inizio.
Fortemente legata al vissuto dell’autore - come si deduce dal titolo - anche il brano in tre tempi La musica nostra (1929). All’ascoltatore par di “rubare” momenti di intimità familiare, suggeriti da una musica raccolta, a tratti sussurrata, in particolare nel malinconico Lento, a cui segue l’arioso e dolcissimo Largo, che in un crescendo di emozioni ci trascina in un’atmosfera languida e rarefatta.
Altre atmosfere si respirano invece nel breve Righetti e Ferro, composto nel 1930 e dedicato a due insegnanti del Liceo musicale di Pescara di cui fu direttore. Uno spiritoso schizzo musicale in cui le note sembrano restituire un battibecco fra due personalità distanti; si alternano impressioni di alterigia e bonarietà in cui la prima vorrebbe prevaricare l’altra ma non vi riesce, finendo per sbottare nel repentino finale, come spazientita.
Segue il brano Occhistella e il paradiso (1942), risalente al periodo della guerra. Il titolo può stupire, così come il fatto che non si tratti di una composizione grave e malinconica, ma che conservi, nonostante le circostanze in cui fu scritta, quella soavità, quella “leggerezza” (nel senso del termine che si dà talora all’opera di Calvino), di cui mi sembrano pervasi questi brani. Ma se si legge una frase di Liviabella non ci si meraviglia più e si comprende meglio la sua opera:“Gli artisti vivono in una notte piena di sorprese, portano la loro lampada, avvolti penosamente in un cerchio d’ombra; danno la luce, di cui non sanno e di cui non vogliono sapere l’essenza, perché l’importante per loro non è il sapere, ma il dare.”  L’arte ha origini misteriose, e i suoi percorsi sono inafferrabili, così come i suoi esiti.
Suite giocattolo (1953)conclude questo piacevole percorso musicale. Una composizione gioiosa che testimonia una volta ancora l’interesse del compositore per il mondo incantato e magico dei più piccoli: un mondo ricco di fantasia che probabilmente sentiva vicino a sé, o che semplicemente lo affascinava e incuriosiva.

Recensione Maria Savino - Novembre 2003

 
     


     
 
Giacomo Corradi: Due lettere 09.06.2004

Preg.mo Maestro Lucio Liviabella, con grande piacere ricevo la Sua gentilissima e-mail contenente le bellissime e graditissime citazioni del Suo babbo, Maestro Lino Liviabella. La ringrazio immensamente di questi doni che Lei così amabilmente mi consegna. Ho letto rapidamente tutte le annotazioni, vero e proprio diario dei drammi interiori e delle illuminazioni che l'artista viveva. Lei è stato gentilissimo a volermi rendere partecipe di così nobili e delicati pensieri; ha voluto consegnarmi una notevole messe di raffinatissime chiavi di lettura della musica di Suo padre. Le sono tanto grato. Le annotazioni, così preziose per il lavoro dei musicologi, sono, in tal caso, delle vere e proprie porte aperte sulla profondissima spiritualità del Maestro, e gettano una luce di straordinario realismo sui conflitti che attraversavano l'animo del Maestro. Grazie, ancora, per avermi concesso di entrare in quel recinto santo ed inviolabile che è l'intimità della coscienza e della riflessione umana. Affidate alle pagine del diario o dei taccuini, queste annotazioni sono preziosissime! Non ci sarebbe bisogno, per la verità, di leggere parola per parola tutti gli slanci emotivi del Maestro, tanto efficacemente sono ritratti nella Sua musica. Ma la parola, in tal caso, conferma con tutta la sua pregnanza ciò che il suono evoca prepotentemente. Leggerò con molta calma, frase per frase, le annotazioni e pregherò senz'altro io stesso con la dolcissima preghiera che così affettuosamente Lei lesse a S. Leolino e che cortesemente mi invia. Farò tesoro di queste pagine e le conserverò gelosamente.
Posso senz'altro dire sin da ora che i brani appena letti testimoniano quanto profonda e autenticamente sofferta fosse la Fede del Maestro Lino Liviabella. Il Maestro aveva ben intuito e ben esprime tutta la contraddittorietà e la difficoltà dell'esperienza religiosa. Essa, quando è autentica, non si configura mai come una certezza di tipo razionale, un assioma incontrovertibile. La fede religiosa è si costellata di tante luci, ma appare anche offuscata da tante umanissime ombre, così ben evidenziate dagli scritti paterni. La fede è conquista quotidiana, più che acquisizione permanente; questa dicotomia, questa oscurità, mi pare, è uno dei tanti temi che emergono dalle pagine inviatemi. Ed è un tema di capitale importanza, che testimonia, appunto, la profondità dell'esperienza religiosa del Maestro. È realmente un privilegio potersi affacciare, non senza timore e tremore, sull'abisso dell'anima in preghiera. È, da un certo punto di vista, terrificante scoprire la turbolenza dei moti che agitano l'interiorità di un artista come Suo padre. Grazie molte, grazie molte ancora. Sapesse come, nel mio piccolo, sento vicina e confortante la figura artistica e spirituale del Suo babbo!

Gentilissimo maestro Lucio, in questi giorni il lavoro mi tiene lontano da casa, cosicché non ho potuto agevolmente ascoltare i CD acquistati a S. Leolino. In risposta alla sua lettera voglio però sin da ora scrivere qualcosa in più sulla musiche che frettolosamente ho potuto gustare. Mi riprometto di aggiungere in seguito note più dettagliate sulle impressioni derivanti dall'ascolto delle musiche di Suo padre. Prima ancora che parlare delle musiche, desidererei soffermarmi su un'immagine: la fotografia di copertina del CD di musiche da camera. Lei non mi crederà, ma quella foto del Maestro, così comunicativa, a me dice moltissimo. Io conosco quello sguardo, lo conosco molto bene. Prima ancora di aprire il cofanetto ed ascoltare le musiche posso senz'altro affermare di rimanere in qualche modo esterrefatto e scosso da quella foto. Quel volto, quegli occhi, quel sorriso, sono proprio di una persona dalla rara profondità! Non v'è ombra di dubbio. Si vede subito che si ha a che fare con un individuo di straordinaria sensibilità. Poveretto, quanto deve aver sofferto! Possiamo solo immaginare le pene del Suo cuore, dilaniato da così grandi conflitti e lenito, forse, un poco, dall'arte musicale. Persone così sensibili soffrono per il solo mutare di direzione del vento, fosse anche del vento dello Spirito. Che dire, poi, di ciò che accade quando ci si accinge a caricare il lettore audio? Ho avuto il tempo di ascoltare soltanto la preziosa Sonata n.1 per violino e pianoforte e mi è piaciuta molto. Poi ho ascoltato la bellissima e modernissima Sonata breve del 1949. È un pezzo straordinario! Non le dico che emozione provai nell'ascoltare per la prima volta (dal vivo) la fiaba Riderella! Come le dissi, non mi vergogno a raccontare che piansi a dirotto durante tutto il quarto movimento (Pianto di Riderella).
È straordinario. La musica di Suo padre ha il dono di penetrare nelle più profonde pieghe dell'animo mio e di muoverlo e commuoverlo con egregia delicatezza di tatto. Ringrazio, insieme con Lei, il Signore per il dono che ci ha fatto del Maestro Lino Liviabella, e gioisco delle musiche che con calma ascolterò in seguito. Unico rammarico è di non averLo potuto conoscere di persona; ma attraverso la figura del Signor Lucio, che del Padre incarna non solo il mestiere musicale ma anche l'affetto e la profondità spirituale, giunge a me, così schiettamente e fedelmente, la vitalità artistica e l'esperienza religiosa ed intellettuale del Maestro.
Per il momento debbo salutarLa, ma Le farò avere nuove notizie quanto prima. Con profonda riconoscenza e stima, cordialmente,
Giacomo Corradi

 
     

     
 
Padre Venturino Alce

Padre Venturino Alce - Nato a Bergamo nel 1919, fin da bambino dimostrò una spiccata ed eccellente attitudine al disegno artistico, predisposizione questa favorita e rinforzata dalla professione paterna: il papà Giuseppe infatti, a sua volta pittore, scultore, decoratore, era uso portare con sé il piccolo Sandro negli spostamenti imposti dalle richieste di imprese decorative in svariate località della Lombardia e fuori. Fu questa la prima scuola d’arte di padre Venturino, come amava egli stesso ricordare.
A 13 anni entrò nel collegio dei padri domenicani sito allora in Bergamo dove portò a compimento gli studi ginnasiali. Nel 1937 vestì l’abito religioso dell’Ordine dei Predicatori e iniziò l’anno canonico del noviziato presso il convento di Santa Maria delle Grazie in Milano e qui nel 1938 fece la sua prima professione religiosa. Trasferito a Bologna, proseguì nel cammino della vita consacrata secondo il prestabilito cursus studiorum: dopo gli studi liceali, di filosofia e di teologia, il 22 luglio 1945 venne ordinato sacerdote. Inviato dai Superiori a Roma per continuare gli studi, presso la Pontificia Università Angelicum conseguì il dottorato in Sacra Teologia con una testi sull’estetica e l’arte nel pensiero di san Tommaso d’Aquino.
Tornato a Bologna iniziò a insegnare diverse discipline nello Studio Teologico della Provincia “Utriusque Lombardiae”, dal 1950 al 1961: anni assai preziosi questi, nel corso dei quali poté approfondire le sue amate ricerche nell’ambito della storia dell’Ordine e della storia dell’arte, distinguendosi fin da allora per il solidissimo apparato critico/documentario con cui amava irrobustire i propri interventi. Qualità da molti studiosi riconosciuta ed ammirata che scaturiva da una severa perizia nello scavo archivistico che lo portò, da lì in avanti, ad una eminente conoscenza dei fondi domenicani disseminati nei vari arichivi statali, religiosi, ecclesiastici.
La produzione scientifica è stata assai vasta, pur restando sempre nel campo della storia dell’Ordine: preziosi e robusti studi ha dedicato alla pittura del beato Angelico e di fra Bartolomeo della Porta, al magnifico coro rinascimentale di fra Damiano Zambelli da Bergamo e a Lorenzo Lotto; raffinate ricerche d’archivio hanno partorito saggi indispensabili su diversi conventi e istituzioni ad essi collegate della Provincia lombarda, quali Bologna, Milano, Bergamo, Taggia; infine, una salutare curiosità per la biografia e per la storia contemporanea gli hanno permesso di ricostruire intere vicende umane, intellettuali e religiose di alcune figure importanti del domenicanesimo del ‘900. Nel 1980 il Maestro dell’Ordine, Vincent de Couesnongle, lo chiamò a Roma affidandogli l’ufficio di Assistente per le Province italiane, ufficio che ricoprì anche con il Maestro padre Damian Byrne fino al 1989. in questo anno si trasferisce a Milano nel Convento di Santa Maria delle Grazie, dove è morto il 26 aprile 2010.
Disegnatore di indubbio valore: ritraeva di tutto, ma con una predilezione particolare per i fiori e i luoghi a lui cari come i conventi in cui ha abitato (Bologna, Milano, Roma, Taggia, ed altri ancora). Eccelleva anche nel ritratto caricaturale.

 
     

     
 

Fulvio Liviabella - Riflessioni sul suo violino e sulla musica

Fulvio (quinta generazione dei musicisti Liviabella), sensibile interprete della musica di Lino Liviabella, sembra riprendere, in questo video, le considerazioni del nonno riguardo la musica.
Reg. 1.05.2016

Grazie del video di Fulvio e del suo messaggio: saper riconoscere la bellezza e donarla agli altri!
Bernardo Artusi